Il Vajo del Pino è un modo "molto alternativo" per conquistare il Monte Pasubio. Non è uno dei classici sentieri segnati nelle cartine e non si trovano molte informazioni in giro.
Il suo percorso segnalato raramente con dei bolli di vernice rossa è molto articolato e complesso, la traccia soprattutto quando passa per i pendii erbosi è di difficile individuazione (se ancora esistente) mentre i passaggi all'interno dei canaloni (vaji) sono impegnativi, pericolosi per la caduta sassi ed estremamente solitari e selvaggi.
Il dislivello da compiere è di circa 800 m (dai 950 m ai 1750 m circa) ed il tempo indicativo necessario per sbucare sulla Strade delle 52 Gallerie dopo la Val Camossara e prima della Galleria n. 33 è tra le 2 e le 4 ore.
Una escursione non per tutti che richiede una buona confidenza con la montagna ed un buon allenamento per poter fare i tratti più "incassati tra le rocce" il più in fretta possibie (meno tempo si sta negli stretti vaji e meno si rischia di prendere una scarica di sassi).
Poche centinaia o forse decine di persone lo percorrono ogni anno. Tuttavia il suo fascino è "assoluto" e quando si sbuca dopo ore di solitaria concentrazione sull'affollata strada delle gallerie il senso di soddisfazione ed appagamento è massimo.
In Pasubio per il il Voro dei Toni, la Lora delle Sgralaite ed il Vaio del Pino
Si può lasciare l'auto in uno spiazzo erboso che si incontra a poche centinaia di metri dal Ponte Verde in località Prà dei Penzi.
Si segue la strada strerrata senza prendere la prima scorciatoia che si incontra nei pressi di un grande prato ma tenere la strada sterrata fino ad una strada solitamente sbarrata in prossimità di una curva.
Si oltrepassa la sbarra e si continua sulla strada sterrata incontrando una prima frana (quella che scende dal Boale Rosso) e a poche decine di metri si incontra una seconda frana (quella che scende dal Vajo del Motto).
Si continua sulla strada incontrando sulla sinistra un masso con una lapide ed alcune indicazioni. Si prosegue ancora in salita oltrepassando una terza grande frana questa volta più articolata. Appena superato lo scarico di detriti sulla sinistra si vede un poco evidente ometto di sassi e in prossimità dello stesso si nota quella che è una traccia di sentiero: è l'inizio della salita.
Superati i primi metri di bosco si inizia a salire direttamente per il torrente entrando in uno stretto e scenografico vajo: siamo nel Voro dei Toni.
Con brevi passaggi di arrampicata si continua a salire per il lungo canale facendo attenzione alle scariche di sassi dalle alte pareti si sinistra e destra. Si superano dei massi e delle paretine più difficili fino a quando la pendenza inizia ad aumentare. A quel punto si vedrà un bollo di vernice rossa e poi una freccia rossa verso destra.
Si supera un breve passaggio leggermente esposto e tra la vegetazione si continua a salire. Dopo pochi metri in lontananza si nota la prima scritta "Pino" che segna di proseguire verso sinistra.
Si supera un canalino di terra ed erba un po' scivoloso e si giunge ad una bella forcelletta che ci lascia intuire il tratto successivo (panorama su Vajo Berti e Sgralaite).
Dalla forcelletta si vedono in lontananza i bolli rossi: per raggiungerli consiglio di scendere il breve canalino sotto la forcelletta che offre solide possibilità di appligli.
Si scende nel vajo e da qui inizia una straordinaria salita per il letto di un torrente (Vajo Berti). Poco dopo ci si trova davanti un importante salto di roccia che si può superare salendo per il pendio erboso alla sua sinistra. Si rientra nel letto del torrente e con una magnifica e divertente salita tra grandi massi e salti di roccia si arriva nei pressi di una alta parete con un masso incastrato.
Si prende la traccia di sentiero che prosegue a sinistra e che risale un faticoso e pendente pendio erboso. Attenzione a non sottovalutare questo tratto: una caduta sull'erba non si ferma facilmente con questa pendenza. Si arriva ad una serie di massi tra cui il "Tavolino dei Contrabbandieri" (finora l'itinerario percorso è lo stesso del "Sentiero dei Contrabbandieri del Pasubio").
Oltre i massi bisogna risalire un altro pendio erboso nel quale la traccia di sentiero si riconosce molto difficilmente. Con fatica si arriva alla soleggiata Bocchetta delle Sgralaite e per la prima volta il panorama si apre sulla magnifica zona ai piedi della Guglia degli Operai con il solco del Vajo del Motto.
Il sentiero prosegue sulla destra e poi con un passaggio esposto e scivoloso entra nel canalone (Passo del Gobbo): fare attenzione. Si supera un tratto in cui la traccia è particolarmente stretta e si entra in un grande canale detritico. A questo punto sulla parete di sinistra si nota la scritta in rosso "Pino".
Superato il canalone detritico facendo attenzione nella maniera più assoluta a non muovere sassi (potrebbero esserci persone sotto) si raggiunge la partenza del Vajo del Pino.
La partenza presenta un bel salto da superare con una breve arrampicata... ma chi è arrivato fino a questo punto non avrà difficoltà. Il Vajo del Pino prosegue alternando passaggi molto stretti tra alte pareti rocciose a tratti più larghi in cui uno dei lati, il sinistro, presenta della vegetazione.
Si incontra un grande masso da superare in arrampicata; nelle vicinanze ci sono dei chiodi nella roccia posti sotto il sasso. Salendo si incontra un vecchio albero secco fermo da chissà quanti anni nel letto del vajo che probabilmente è il pino che dà il nome dell'itinerario.
Superato l'ultimo canalino sentendo già le voci degli escursionisti che stanno passeggiando sulla Strada delle Gallerie si supera l'ultimo pendio fatto di roccette ed erba sbucando sotto la targa di marmo tanto ambita.